Esperimenti umani agghiaccianti

Oggi tratterò uno dei problemi etici più' controversi e discutibili. Una realtà al limite dell'orrore, della legalità e che vede spesso calpestare i diritti umani.
La salute è infatti un diritto costituzionale, e questo diritto alla salute comprende la ricerca e la sperimentazione come modalità per trovare risposte quando si è di fronte ad aree d'incertezza. Dunque il modo migliore per migliorare l'efficacia e l'efficienza delle procedure mediche per assicurare alla collettività questo fondamentale diritto è proprio la sperimentazione, nonostante la storia ci fornisce diversi scenari immorali a riguardo.
Nella sperimentazione sull'uomo si genera quindi questo conflitto tra diritto ed etica dove l'uomo è al tempo stesso soggetto ed oggetto di metodi non ancora consolidati, quindi inevitabilmente si espone a rischi dell'integrità  fisica e mentale. Si pone dunque il problema del controllo di questi rischi e dell'incolumità individuale e l'individuazione dei limiti che possono essere considerati leciti. Purtroppo molto spesso l'obiettivo di acquisire nuove conoscenze si trasforma inevitabilmente in episodi di veri e propri abusi. Le svolte in ambito medico hanno da sempre un caro prezzo: gli esseri umani usati nella ricerca si sono visti togliere la salute, la dignità e in tanti casi la vita stessa a causa di pratiche dolorose, crudeli talvolta grottesche.


La sperimentazione sugli esseri umani fa parte della nostra società da tempi immemori, non sempre è stata praticata in modo illecito tuttavia gli orrori sono davvero tanti, tra i pazienti oggetto di gravi crimini in questo campo s'incontrano maggiormente persone disagiate, prigionieri, schiavi, reduci di guerra ed in generale emarginati.


Una delle prime testimonianze di pratiche crudeli risale all'Antichità, quando Erofilo, primo medico anatomista della storia vissuto tra il 335 a.C e 280 a.C., oltre a sezionare cadaveri, praticava la vivisezione sui prigionieri del re.
Queste pratiche hanno messo le basi dell'anatomia moderna, molti dei termini da lui introdotti sono usati ancora oggi. Erofilo è il medico che ha scoperto i nervi, distinguendoli dai tendini ed ha individuato nel cervello il sistema nervoso. Ha catalogato e diviso i nervi sensori da quelli motori.


Ufficialmente la sperimentazione sistematica è stata introdotta nello studio nel 1025, essa comprendeva anche i test farmacologici. Pochi anni dopo è stata introdotta anche nella chirurgia.


Nel '900, con l'accelerazione del progresso medico, è cambiato drasticamente l'approccio alle discipline scientifiche, alcuni degli esperimenti più feroci e terrificanti di cui siamo a conoscenza risalgono proprio al secolo scorso. Il famoso esperimento di Walter Reed guidò questo avanzare.


Walter Reed è un batteriologo dei primi del '900, presidente della commissione inviata a Cuba, incaricata ad indagare sulla febbre gialla. Decise di sperimentare la teoria per cui la malattia sarebbe stata causata da una specie di zanzara, su essere umani volontari, disposti a farsi pungere da esemplari infetti. Realizzò una stazione sanitaria dove poter compiere gli esperimenti in maniera controllata tenuta poi in stretta quarantena. Dimostrato che la puntura di zanzare infette provocava di fatto la febbre gialla, passò all'esperimento riguardante la trasmissione della stessa per via aerea o tramite oggetti infetti.


Per venti giorni rinchiuse i volontari nella stessa stanza, obbligandoli ad indossare i pigiami appartenuti ai malati, dormire tra lenzuola sporche di feci, urina e sangue infetto. L'esperimento fu ripetuto ben tre volte.
Il lavoro di Reed rappresenta una grande conquista in campo preventivo, che ha portato all'adozione di nuove misure come la quarantena ancor oggi utilizzata nel controllo delle malattie.



Pochi anni dopo, nel 1932, iniziò lo studio sulla sifilide di Tuskegee in Alabama, con lo scopo di verificare gli effetti della malattia su un corpo infetto non curato.
Furono reclutati 399 inconsapevoli coltivatori afroamericani malati di sifilide ed altri 201 ai quale fu trasmessa la malattia, adescati con l'inganno, con la promessa di ricevere cure mediche gratuite e cibo.
Gli studiosi, per oltre 40 anni, negarono loro l'accesso alla penicillina, che aveva dimostrato la sua efficacia come cura della malattia, con conseguenze tragiche : l'aggravarsi della sifilide, la trasmissione della stessa attraverso rapporti sessuali alle proprie donne, che una volte incinte, trasmisero ai propri figli la sifilide congenita.










Durante tutti questi anni ai pazienti venivano somministrati dei placebo per incentivarli a presentarsi agli esami presso l'istituto e veniva loro detto che le dolorose punture lombari alle quali erano sottoposti periodicamente, necessarie ai medici per monitorare il progresso della malattia, facevano parte della terapia che avrebbe debellato la sifilide.



 “Non mi dimenticherò mai quei giorni in cui sanguinante, troppo debole per mangiare e stare in piedi, credetti di morire. Furono le mie preghiere a salvarmi, un miracolo”, racconta Fred Simmons, uno dei sopravvissuti.
Dal punto di vista scientifico, l'abominevole studio fu un totale fallimento. Nulla di quanto appreso ha aiutato in qualche modo a prevenire o curare la sifilide infettiva.
Solo persone consapevolmente abbandonate ad un destino crudele e drammatico.

Lo scandalo, dopo che la ricerca cadde sotto i riflettori in seguito ad una fuga di notizie, portò a grandi modifiche nel diritto statunitense e pose le basi per la regolamentazione attuale riguardante la protezione dei partecipanti a sperimentazioni umane.


Mentre in Alabama procedeva il terribile esperimento di Tuskegee, presso l'Università dell'Iowa nel 1939 inizia il Monster Study, denominato così successivamente per la crudeltà psicologica dello studio. L'esperimento inizia con la selezione di 22 bambini da un orfanotrofio, di cui 10 soggetti risultavano soffrire di balbuzia. Vengono subito classificati in base ad una scala che va da 1 (linguaggio deficitario) a 5 (linguaggio fluente).



 Successivamente vengono assegnati a gruppi di lavoro nel modo seguente:
i dieci soggetti con problemi di balbuzia - 
*gruppo 1A - 5 bambini i quali vengono suggestionati in modo positivo, complimentandosi con loro per la fluidità del loro linguaggio
*gruppo 1B - 5 bambini i quali vengono suggestionati in modo negativo, riprendendoli in modo pesante per il linguaggio pessimo
i rimanenti 12 soggetti senza alcun problema di balbuzia -
*gruppo 2A - 6 bambini ai quali viene fatto credere che il loro linguaggio non è del tutto normale
*gruppo 2B - 6 bambini i quali vengono trattati normalmente e vengono spesso elogiati per il modo di esprimersi.



Per sei mesi i bambini vengono sottoposti a sedute di circa 45min durante le quali i soggetti del gruppo A vengono rassicurati e elogiati mentre i soggetti del gruppo B vengono maltrattati, screditati, spesso offesi per la loro difficoltà di espressione, intimidendoli.
Alla fine dell'esperimento si giunge alla conclusione che un comportamento troppo apprensivo e aggressivo, pronto a sottolineare ed ingigantire continuamente ogni piccolo difetto di linguaggio, porta ad una vera e propria patologia.
Infatti, i bambini dei gruppi A, svilupparono in seguito allo studio danni psicologici ed emotivi , forti disagi, difficoltà ulteriori di apprendimento, insicurezze, tanto da portare alcuni di loro a rifiutarsi quasi di parlare, evitare il contatto con le persone, finendo quindi per isolarsi.



Qualche anno dopo, un reporter investigativo, in seguito appunto a questi danni psicologici ed emozionali permanenti, aiutò alcuni degli orfani, in età ormai avanzata, che furono sottoposti a questo terribile studio, a portare avanti una causa giudiziaria che si concluse con un risarcimento da parte dello stato di Iowa di 925.000 $.



Nonostante sia considerato un esperimento riprovevole,  l'insieme dei dati raccolti risulta essere ancora oggi la più grande collezione di informazioni scientifiche  per quanto concerne l'insorgenza  della balbuzie, infatti la tesi fu rilegata, catalogata e resa disponibile presso l'università come ogni altra ricerca.



Durante lo stesso periodo storico, progetti di ricerca duranti i quali vengono compiuti tra gli atti più raccapriccianti della storia della medicina si svolgono nell'ombra della seconda guerra mondiale.
Tra il 1934 ed il 1945 opera l'Unità 731, appartenente all'esercito Giapponese, agli ordini del generale Ishii, esperto batteriologico, incaricato di studiare e testare armi chimiche e biologiche.
Ufficialmente conosciuto come laboratorio di ricerca e prevenzione delle epidemie, era a tutti gli effetti un campo di concentramento composto da 150 edifici.


Gli scienziati giapponesi chiamavano i loro soggetti ceppi, come pezzi di legno, non vi è dubbio, infatti, che li trattassero come tali, facendoli a pezzi, bruciandoli vivi, torturandoli. Migliaia di prigionieri furono usati come cavie e quando i soggetti scarseggiavano, la polizia segreta giapponese andava per le strade e prelevava le prime persone che sfortunatamente incrociavano la loro ricerca.
Uomini, donne, bambini, neonati sono stati sottoposti ad esperimenti terribili, agghiaccianti. Veniva praticata su di loro la vivisezione senza anestesia mentre erano ancora vivi, anche su donne gravide, rese tali spesso dagli stessi medici.



Per analizzare gli effetti della cancrena veniva spesso congelata la parte interessata con successiva amputazione e scongelamento. Alcune persone venivano usate come bersagli per provare granate, bombe batteriologiche o chimiche.



Altri studi condotti dall'Unità 731 hanno portato ad iniettare urina di cavallo nei reni, sangue animale, bolle d'aria nel flusso sanguigno per simulare embolie, acqua marina come sostituto della soluzione salina, prigionieri sono stati posti in camere ove si creava il vuoto fino alla morte, altri dentro una centrifuga, alcuni sono stati irradiati con dosi letali di Raggi X, ad altri è stato completamente tolto l'accesso all'acqua ed al cibo.



Parassiti, vestiti infetti, alimenti appositamente contaminati portarono ad epidemie di Colera, Antrace e Peste bubbonica con la conseguente morte di più di 400.000 cinesi. In seguito ad esperimenti fatti in laboratorio sui detenuti, pulci allevate ed infettate con la peste sono state disseminate con aerei sopra località abitate da cinesi, producendo un epidemia di peste bubbonica che ha ucciso migliaia di civili. Tutto ciò ha portato allo sviluppo della bomba bacillare defoliante e della bomba di parassiti, che hanno dato la possibilità ai soldati giapponesi di lanciare attacchi biologici, contaminando coltivazioni, riserve d'acqua, sorgenti ed altre aree con Antrace, Febbre tifoidea, Dissenteria, Colera ed altri agenti patogeni mortali.









Tutte queste atrocità continuarono fino alla fine della guerra. I responsabili di fiducia delle truppe giapponesi, negli ultimi giorni, bombardarono le strutture per distruggere le prove di tanta crudeltà, ma la maggior parte era così ben costruita che rimase quasi intatta.
Dopo che il Giappone nel 1945 si arrese agli alleati, il nuovo comandante delle forze alleate concesse segretamente l'immunità ai medici dell'Unità 731, in cambio dei dati degli esperimenti.
Sebbene silenziato pubblicamente dagli Stati Uniti per evitare che altre potenze mondiali potessero acquisire i dati sulle armi batteriologiche, quindi per interessi politici e militari, l'Unione Sovietica processò 12 leader e scienziati dell'Unità 731 per crimini di guerra.





Una trascrizione parziale ma dettagliata del procedimento giudiziario è stata pubblicata in varie lingue ed è diventata una risorsa importante per gli storici, per chi cercava la verità sull'atrocità di quanto fosse accaduto e per non dimenticare, in onore delle vittime.
Sfortunatamente i dati degli esperimenti portarono successivamente l'Unione Sovietica a costruire armi all'Antrace e diedero inizio ad un susseguirsi di altri esperimenti su scala mondiale terrificanti.
Alcuni dei medici più attivi dell'Unità 731 diventarono poi parte dell'industria farmaceutica, altri guidarono scuole mediche sostenute dagli USA o lavorarono per il ministero della salute giapponese.



I giapponesi non furono gli unici ad usare i campi di concentramento come laboratorio per sperimentazioni umane. Altrettanto crudeli, al pari di quelle operate nello stesso periodo dall'Unità 731, sono state le sperimentazioni da parte dei nazisti, associate allo sterminio di massa degli ebrei, disabili, zingari, omosessuali ed altre persone da loro considerate non degne di vivere.
Nei campi di concentramento nazisti si cercava di mettere a punto metodi che permettessero di migliorare la razza ariana e favorirne la crescita, verificando la resistenza umana in condizioni estreme o tramite la sperimentazione dei vaccini ed altre pratiche agghiaccianti. Dachau, Auschwitz e Birkenau sono stati i principali protagonisti della crudeltà umana.



Tra i primi eseguiti furono gli esperimenti sulla sopravvivenza in condizioni estreme, condotti a grandi altezze o a basse temperature. I deportati venivano chiusi in una stanza in cui veniva abbassata gradualmente la pressione fino ad arrivare alla completa mancanza di ossigeno. In questo modo si ricostruiva la caduta di un soggetto da 13km di altezza, l'interesse era rivolto ai militari di aviazione.
Direttamente collegato all'esperimento precedente, la possibile conseguenza del congelamento e raffreddamento prolungato. I soggetti venivano immersi in vasche con acqua gelata per lunghi periodi, e nel raro caso in cui non morivano, i medici indagavano se la rianimazione fosse più proficua mediante calore, medicinali o procedimenti fisici.



Nell'intento di far crescere la popolazione tedesca si considerava indispensabile l'annientamento di ebrei, slavi, zingari ed altre razza considerate inferiori. In questa prospettiva iniziarono gli esperimenti sulla sterilizzazione tramite metodi che consistevano nell'introduzione di sostanze irritanti nella cervice uterina, l'utilizzo dei raggi X e successivamente  la sterilizzazione chirurgica.
Per alcune malattie che venivano contratte dai soldati tedeschi durante le battaglie, sono stati usati soggetti con l'intento di trovare cure, come nel caso della febbre gialla, la malaria, la tubercolosi, facendoli ammalare e torturandoli per studiare gli effetti di possibili terapie .
Sono state testate inoltre varie sostanze tossiche, agenti chimici tra cui il fosgene e l'iprite, provocando ai deportati edemi polmonari, ustioni, cecità, dolori insopportabili che finivano sempre con la tragica morte del paziente.



Nei vari campi di sterminio sono stati eseguiti diversi esperimenti sulle ossa, l'elettroshock, lavaggi del cervello mediante l'utilizzo della morfina, esperimenti su tessuti muscolari e nervi.
Prigionieri sottoposti ad operazioni di rimozione chirurgica di ossa, muscoli e pezzi di nervi, anche più volte, morivano in seguito alla tortura inflitta oppure a causa della non sterilizzazione degli strumenti utilizzati o della parte operata. 
Uno dei medici passato alla storia proprio per la spietatezza delle ricerche e per la crudeltà dei suoi esperimenti è Josef Mengele, soprannominato Angelo della morte per la mancanza di pietà umana ed ogni sorta di rimorso.
I suoi studi riguardavano principalmente la trasmissione di caratteri ed i tipi razziali, persone con anormalità o sviluppi morfologici anomali, con un particolare interesse per l'eterocromia nei gemelli, patologia che comporta un colore chiaro ad un solo occhio.


Tutti i suoi studi vengono effettuati quasi esclusivamente su gemelli omozigoti, per i quali sviluppa una vera e propria ossessione. Lui stesso si recava alla banchina dove arrivavano i treni dei deportati per selezionare di persona i gemelli non appena scendevano, con riguardo maniacale ed estrema attenzione per i dettagli.
Le ricerche partivano da misurazioni meticolose di comparazione, dopo aver indagato ogni singolo centimetro del loro corpo ed appurate le eventuali differenze, seguivano poi trasfusioni di sangue di tipo differente, esperimenti sul midollo osseo, svariati esami ai raggi X, estrazione di denti, tentativi di sterilizzazione ed altri orribili e dolorose inutili pratiche pseudo-scientifiche.



Esistono testimonianze che descrivono l'asportazione di organi di bambini ancora vivi, interventi chirurgici senza  anestesia, inoculazione di vari virus letali.
I prigionieri non ricevevano alcuna cura in seguito agli esperimenti, nessun antidolorifico, infatti molti bambini morivano subito, altri dopo giorni di sofferenze. Tra le sue vittime, molte sono state uccise istantaneamente, attraverso un'iniezione di cloroformio direttamente nel cuore, per poter dissezionare i corpi e studiare gli effetti delle malattie sui loro organi. Mengele sviluppò inoltre una sorta di ossessione per una malattia chiamata Noma, una cancrena che aggredisce il viso. Infettò centinaia di bambini per i suoi studi, soggetti che poi faceva uccidere nelle camere a gas.


Liberati i campi nazisti, nell'immediato dopoguerra, cominciò la ricerca dei criminali che hanno ucciso milioni di persone nei lager specificatamente ideati per lo sterminio degli internati. Fra questi era compreso anche Mengele, per la sua cattura è stata perfino fissata una tagli di circa 3 milioni di dollari. Tuttavia, gli sono stati forniti, con modalità mai chiarite, dei documenti falsi da parte del Comune di Termeno, in Alto Adige, che riportavano il nome di Helmut Gregor. Successivamente s'imbarco nel porto di Genova su una nave diretta verso Paraguay, dove ha vissuto diversi anni. Cambiò diverse abitazioni e si sposto in diversi posti dell'America Latina.
Ma l'Angelo della morte non sembra aver smesso i suoi esperimenti sui gemelli nemmeno in seguito alla fuga. Alla metà degli anni sessanta, infatti, in un piccolo paesino del Brasile chiamato Candido Godoi, arrivò un certo Rudolph Weis che si presentò come veterinario. Poco dopo iniziò ad occuparsi delle donne del posto, seguendo con attenzione le gravidanze. Le testimonianze raccontano delle sue visite alle donne, di come abbia guadagnato la loro fiducia per poi iniziare a somministrare nuovi tipi di medicinali e perfino parlare di inseminazione artificiale.
Oggi il paesino è famoso per la sua altissima percentuale di nascita di gemelli monozigoti, quasi tutti biondi con gli occhi azzurri, tanto che all'inizio della strada principale vi è un cartello con scritto «La città dei gemelli».



Negli anni Cinquanta negli USA regnava una permanente paranoia che unita all'atmosfera agitata della Guerra Fredda, rese il terreno perfetto per l'inizio di programmi illegali e clandestini di esperimenti sugli essere umani.
Uno di questo fu il Progetto MK-ULTRA , programma della CIA per il controllo mentale, ovvero sulla manipolazione della psiche delle persone. Lo scopo era quello di creare assassini inconsapevoli e di controllare leader stranieri scomodi. Sovvenzionato con più di 25 milioni di dollari, ha coinvolto 44 università, 12 ospedali, 3 prigioni e 185 ricercatori privati.



Inizialmente il progetto mirava a costruire una tecnica d'interrogatorio e creare il cosiddetto siero della verità da utilizzare sugli esponenti del KGB. Le cavie sono state varie, persone comuni, dipendenti della CIA, personale militare, agenti governativi, prostitute, detenuti, pazienti con problemi mentali e molti altri. I documenti recuperati dimostrano che le tecniche erano delle vere e proprie torture che prevedevano l'uso dell'ipnosi, onde sonore ed elettromagnetiche, messaggi subliminali, pratiche di deprivazione sensoriale, lobotomia, abusi sessuali, utilizzo di numerosi farmaci e sostanze, soprattutto LSD.


Naturalmente i soggetti erano completamente ignari di quello che veniva loro somministrato, l'LSD infatti veniva stato inserito ovunque, nei cibi, nel caffè o nelle sigarette. Tutto questo portò innumerevoli persone al suicidio in seguito ad allucinazioni terrificanti di mostri o altre cose inquietanti. Nonostante tutto, gli esperimenti continuarono.


Con l'aumentata conoscenza della biologia cellulare e della biochimica, è cambiata negli anni in modo sostanziale anche la farmacologia, ovvero lo studio delle sostanze chimiche con capacità di interazione con le funzioni fisiologiche preesistenti. Sfortunatamente però, questi studi non sono sempre stati rivolti alla ricerca di cure per i pazienti, ma troppo spesso ci si è dedicati alla ricerca in ambito militare di metodi per infliggere dolore ai propri simili.
Esistono infatti molte segnalazioni di sperimentazione su umani di veleni mortali, come nel caso del laboratorio dei servizi segreti sovietici chiamato La Camera.
Gestito da KGB, aveva come scopo trovare una sostanza chimica inodore e insapore, in pratica invisibile, non rilevabile post mortem, per l'uccisione dei propri nemici. Mimetizzando dunque la sostanza utilizzata si impedisce il ricorso ad un antidoto, con una conseguente efficacia letale.
Così iniziarono i test dei proiettili all'iprite, agente vescicante, che porta al decesso in meno di una settimana, sintetizzando poi le azoipriti, le quali hanno meno potere vescicante ma producono la necrosi dei tessuti esposti.


Le azoipriti bloccano in modo irreversibile la mitosi cellulare, per cui successivamente sono state ampiamente sperimentate come agenti chemioterapici contro la leucemia, con risultati però transitori.
Insieme all'arsenico, popolare tra i scienziati del laboratorio dei veleni anche il Tallio, altamente tossico, in grado di scombinare i normali processi cellulari e danneggiare i nervi periferici. I primi sintomi dell'avvelenamento appaiono dopo più di una settimana con molta astuzia, simulano diverse possibili malattie quali l’encefalite, l’epilessia e la nevrite, rendendo così difficile se non impossibile la diagnosi. Studi sono stati portati avanti anche su quella che ancora oggi è la sostanza più tossica conosciuta, la tossina botulinica.  Nonostante sia un agente instabile e si degradi rapidamente per esposizione all'aria, l'avvelenamento tramite iniezione porta ad immediata paralisi delle vie respiratorie. Tra le sostanze più stabili si dimostro essere invece l'abrina, estratta da una pianta originaria dell'India, per la quale non esiste antidoto. Agisce inibendo la sintesi delle cellule che in tal caso muoiono, la morte avviene per insufficienza respiratoria. L'abrina è risultata essere trenta volte più tossica della ricina che agisce in modo simile.

 

La lista delle atrocità compiute dall'uomo nel nome della scienza è ancora tristemente lunga, nonostante siano state delineate regolamentazioni riguardanti la protezione dei soggetti umani nella ricerca, siano state definite leggi che segnalano le limitazioni per l'uso di essere umani, la natura etica di alcuni studi è fortemente discutibile.


Il labirinto della mente umana ha portato immoralità anche nel campo della medicina di riabilitazione dei disturbi mentali. La psichiatria, branca orientata verso l'identificazione del disturbo psicologico derivante da un anomalo funzionamento del sistema nervoso centrale, si è focalizzata da sempre sul metodo scientifico-sperimentale. Negli anni trenta la psichiatria vide l'introduzione di pratiche mediche agghiaccianti, come l'elettroshock, l'induzione di come farmacologico, la lobotomia. Vent'anni dopo furono sviluppati i primi psicofarmaci, con gravi effetti collaterali.




Le strutture protagoniste delle macabri ambizioni personali e professionali di medici abilitati all'esercizio della Psicoterapia furono inizialmente chiamati manicomi, reparti di igiene mentale per poi denominarli ospedali psichiatrici, in molti casi coperture per nascondere esperimenti abominevoli praticati in qualche stanza segreta. Dietro ai muri colorati, i divani, le poltrone, spesso si nascondeva la disperazione, la solitudine, il tormento delle cavie umane.




Osservando poi il ruolo nella società dello psichiatra, il controllo totale sui propri pazienti, il potere di diagnosi generiche come la depressione, si capisce come soggetti siano stati indebitamente patologizzati, come differenze socio-culturali abbiano portato a diagnosi di schizofrenia, come interessi politici ed economici abbiano portato a medicalizzazione forzata di individui mentalmente stabili.

Il dolore e la sofferenza sono un male che deve essere prevenuto e minimizzato. Contro la tortura, trattamenti crudeli e degradanti, i più avanzati sviluppi della legislazione sui diritti umani fissano l'obiettivo delle pari opportunità.




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